La grande bellezza

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La grande bellezza: sicuramente Roma, città eterna, mostrata nella sua monumentalità, nel suo dualismo di mondanità e fede, nella sua maestosità.
La grande bellezza: un’altra interpretazione magistrale di Toni Servillo, qui nei panni di Jep Gambardella, un ormai maturo scrittore, divenuto famoso in gioventù ma poi risucchiato da una giostra di mondanità dalla quale non riesce a scendere.



La grande bellezza: il corollario di azzeccatissimi attori che animano questa giostra. Dallo scrittore mai emerso e ormai disilluso (C. Verdone), alla spogliarellista non più giovane che intenerisce il cuore di Jep (S. Ferilli), alla ricca annoiata (I. Ferrari), alla direttrice del giornale, nana di statura ma di alta statura professionale(G.Vignola) , fino all’amica che Jep mette a nudo di tutte le sua falsità con uno spietato ma meraviglioso monologo (G.Ranzi).
Il film, presentato a Cannes pochi giorni fa, può apparire eccessivo e barocco, e in alcuni momenti pecca di autocompiacimento, ma la vacuità che racconta si può narrare solo riempiendola di dettagli e orpelli. L’ultima pellicola di Paolo Sorrentino è un piccolo universo descritto in poco più di due ore che ritrae sia lo spaesamento del momento storico che stiamo vivendo, sia uno stato d’animo universale di forte vacuità morale ed emotiva rispetto alla giostra della vita che, vorticosamente, continua a girare senza sosta.

Voto 8

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