Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
QUI le videointerviste a Carlo Verdone e Paola Cortellesi
Carlo Verdone lo ha sempre ammesso: da quarant’anni ama pedinare gli italiani. Li osserva e ne ruba espressioni, movenze e posture per riproporle nei personaggi che interpreta. Ma da un po’ di tempo, qualcosa è cambiato. E’ cambiata l’italia, e con lei gli italiani. E far ridere e basta non è più permesso, o forse non è proprio più possibile. Dai pedinamenti del regista e attore romano probabilmente non scaturiranno più personaggi assoluti e macchiettistici come l’Enzo, rigorosamente con la zeta sonora, di Un sacco bello, il Mimmo tontolone di Bianco Rosso e Verdone o l’Oscar Pettinari di Troppo forte. A sessantatré anni suonati Verdone sembra avere finalmente le idee chiare e, dopo aver omaggiato il suo glorioso passato con film quali Viaggi di nozze o Grande, grosso e Verdone, ha finalmente capito che è arrivato, per lui, il momento di condividere. La sua commedia è diventata corale e il Carlo attore anche in Sotto una buona stella, come nel precedente Posti in piedi in paradiso, non è stato avido di ruoli, ma ha saputo ritagliarsi il giusto spazio all’interno della storia.
Nella sua utima drammedia, Verdone interpreta Lorenzo Picchioni, un uomo di mezza età che, a causa dell’improvvisa morte della ex-moglie e di uno scandalo finanziario che coinvolge la sua società, è costretto ad accogliere i due figli Niccolò (Lorenzo Richelmy) e Lia (Tea Falco) in casa, stravolgendo la propria vita e mettendo a dura prova la relazione sentimentale con la compagna Gemma (Eleonora Sergio). Il conflitto generazionale con i due ragazzi, da sempre trascurati dal padre, subisce una svolta inattesa quando nella vita di Lorenzo piomba l’estroversa e rumorosa vicina di casa Luisa (Paola Cortellesi).
Contemporaneità, crisi finanziaria, disoccupazione, multiculturalismo, complicati rapporti familiari e anche complicati rapporti di vicinato: questo, ed altro, viene affrontato in Sotto una buona stella, con Paola Cortellesi che, va detto, è il fulcro del film. Con lei Verdone ritrova quella freschezza recitativa che gli mancava dai tempi in cui faceva coppia con Margherita Buy (Maledetto il giorno che t’ho incontrato, Ma che colpa abbiamo noi) e sempre con lei riesce a tirare fuori dei duetti che da soli reggono l’intera struttura della pellicola. Funziona bene anche la vicenda di Niccolò, un Lorenzo Richelmy davvero bravo e in parte (si era già fatto apprezzare nei panni di un rugbista ne Il terzo tempo, di Enrico Maria Artale), meno quella con protagonista Tea Falco (Io e te) soprattutto per la recitazione trascinata e che si appoggia su tempi eccessivamente protratti della giovane scoperta di Bertolucci.
Film di stampo teatrale, ambientato per la maggior parte in interni, appositamente relizzati negli studi di Cinecittà, Sotto una buona stella è una commedia delicata e sincera, che alterna momenti frizzanti ad altri più tormentati. Una storia che, anche se non perfettamente costruita e un po’ zoppicante in alcuni punti, risulta funzionale nel dare il la alle performance attoriali della coppia comica Verdone-Cortellesi, principalmente fondate su gag slapstick di stampo classico. Da segnalare anche il divertente cameo di Alex Infascelli, inquilino freak in un condominio di pazzi, alla disperata ricerca di un pitone di tre metri.
Su tutto, le atmosfere create dal veterano Ennio Guarnieri, direttore della fotografia per Fellini, Zampa, Bolognini, Vittorio De Sica, che conferisce al film un’aura di nostalgica eleganza.
Voto 7
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
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