Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Emmet Brickowki è quello che si potrebbe definire un uomo comune.
Uso il condizionale perché Emmet non è propriamente un uomo, ma un pupazzetto Lego che vive in una metropoli interamente fatta di Lego.
Ligio alle regole, ogni giorno compie le medesime azioni in un tripudio di ripetitività e totale assenza di sorprese.
Gentilissimo con tutti, quasi si confonde tra la moltitudine di operai che lavorano nel suo stesso cantiere, fino al giorno in cui, per puro caso, entra in contatto con una piccola anomalia in questo sistema apparentemente perfetto: un pezzo “speciale”, non appartenente al mondo Lego, che si scoprirà essere oggetto del desiderio di una alcuni ribelli che cercano di sovvertire il rigido schema sociale voluto dal sindaco Lord Business, in realtà un feroce dittatore ossessionato dall’ordine.
Una serie di fraintendimenti portano quindi Emmet ad essere ritenuto il “prescelto” che, secondo un’antica profezia, dovrebbe guidare la rivolta contro Lord Business e il suo folle piano di distruzione.
The Lego Movie, dopo aver fatto sfaceli al box-office americano, sbarca anche in Italia.
Nato principalmente come veicolo di puro marketing per l’azienda di giocattoli danese (nel corso del film viene mostrato l’intero campionario di prodotti Lego), nelle mani di Phil Lord e Christopher Miller (Piovono polpette, 21 Jump Street) The Lego Movie si smarca ben presto dal rischio di essere un lungo spot della casa madre e si trasforma in un divertente caleidoscopio di citazioni e trovate comiche, perfettamente fruibili sia dagli adulti che dai bambini.
Difficile pensare ad un altro film in cui possano convivere in maniera così armonica e fluida riferimenti a The Truman Show, Batman, Star Wars, Thor, Matrix, Armageddon e Il Signore degli anelli.
Gioco metatestuale molto colto in cui – anche attraverso l’intelligente inserimento di un piano della realtà fisica a sovrastare quello animato, relativo al gioco – si inneggia al disordine e a una forma di ideale ritorno al caos tipico del gesto infantile, la prima cosa che colpisce del film è la sua perfezione formale.
Il modo in cui lo stop-motion dei Lego si sposa in maniera perfetta con l’animazione 3D e come tutto, dai personaggi ai fondali, siano concepiti come un vero e proprio insieme di mattoncini lascia di stucco.
E’ straordinario come, ad esempio, nei primissimi piani dei personaggi si percepisca chiaramente il loro essere di plastica e, alla luce dei risultati ottenuti, non stupisce affatto che ci siano voluti ben cinque anni per completarlo.
Gioia per gli occhi per la sua prima metà, The Lego Movie rientra ben presto nei facili binari dell’apologo morale che il suo status di film per bambini, in qualche modo, gli impone e non riesce a sostenere il frenetico ritmo dell’incipit per tutta la sua durata.
Ma, di fronte al piacere di ritrovare questi adorabili compagni di giochi, è un difetto che gli si perdona piuttosto volentieri.
Voto 7
Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.
I celebri mattoncini danesi si fanno cinema, in un tripudio di colori e compiutezza formale.
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