Il colosso nipponico dell’intrattenimento sta attraversando un altro periodo particolarmente difficile. Dopo che, nel 2011, il gruppo di hacker Anonymous oscurò il servizio PlayStation Network (PSN) e i siti della compagnia, con password e dati degli utenti andati persi, ora la storia si sta ripetendo, anche se con modalità diverse. Qualche giorno fa infatti Sony è stata attaccata da un nuovo misterioso gruppo: i cosiddetti Guardians of Peace, ovvero i Guardiani della Pace, che ha colpito i server dei computer utilizzati dalla major causando già i primi considerevoli danni: sono finite in rete, infatti, le copie di alcuni film in alta definizione (le copie dei Dvd promozionali, i cosiddetti Dvd screeners) sotto forma di torrent, che sono stati condivisi e scaricati illegalmente su alcuni siti. Si tratta di Fury, di David Ayer, pellicola già uscita negli Stati Uniti ma inedita ancora in molti paesi, Italia compresa, di Mr. Turner, pellicola sul pittore inglese diretta da Mike Leigh, di Still Alice, il dramma con Julianne Moore e del musical Annie, con Jamie Foxx e Quvenzhané Wallis.
Voci di corridoio sostengono che potrebbe trattarsi di un attacco studiato dal governo nordcoreano come possibile rivalsa nei confronti dello studio che ha realizzato The Interview, il nuovo film della coppia Seth Rogen ed Evan Goldberg (in cui Rogen e James Franco sono incaricati di uccidere Kim Jong-un), di cui abbiamo parlato ampiamente nei giorni scorsi, la cui uscita negli States è prevista a Natale. Il sito web Re/code, che offre notizie, analisi di mercato e commenti sul mondo della tecnologia, ha riportato che l’attacco, nello specifico, sarebbe stato messo in relazione con la distribuzione, che la Sony Pictures si apprestava a fare in Giappone, della pellicola americana diretta da Rogen e Goldberg. Gli hacker assoldati avrebbero operato dalla Cina, ma i mandanti sarebbero nordcoreani.
Dalla Sony, non è stato diffuso alcun comunicato ufficiale, mentre qualcuno che si è definito il “capo dei Guardians of Peace” ha inviato un’e-mail a diversi organi di informazione, rivendicando quanto accaduto e accennando a “circa 100 terabyte di materiale” che sarebbe pronto a raggiungere i siti di condivisione nell’immediato futuro.
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