Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Non deve essere stato facile per Andy e Lana Wachowski doversi continuamente rapportare con l’eredità filosofico-culturale lasciata dal loro indiscusso capolavoro, parliamo di Matrix naturalmente, pellicola tra le più emulate e citate degli ultimi quindici anni che ha spostato i confini del cinema di fantascienza. Dopo i notevoli incassi del secondo e del terzo capitolo della trilogia, decisamente meno validi del primo, è arrivato un altro successo, ma questa volta come produttori, con V per Vendetta, film diretto da James McTeigue e adattamento della graphic novel scritta da Alan Moore e illustrata da David Lloyd. Altro cambio di genere: Andy e Lana dirigono Speed Racer (2008), drammatico flop al botteghino, seguito da Cloud Atlas (2012), diretto insieme a Tom Tykwer, pellicola dalle ambizioni infinite riuscita solo a metà. E veniamo a Jupiter il cui destino è quello di piegarsi alle esigenze estetiche dei due fratelli.
Mostrato in anteprima con una proiezione a sorpresa al Sundance nei giorni scorsi, non esattamente il luogo adatto a presentare un blockbuster da 175 milioni di dollari, il nuovo lavoro dei Wachowski non ha entusiasmato il pubblico della kermesse di Park City, come era prevedibile. Di sicuro Jupiter – Il destino dell’universo è il loro lavoro più leggero in cui forse per la prima volta dopo Matrix Andy e Lana sono riusciti ad approcciare una storia liberi dal fardello che si portavano dietro.
Il film racconta la storia di Jupiter Jones (Mila Kunis), giovane clandestina di origini russe costretta a pulire i bagni per sopravvivere. Solo quando Caine (Channing Tatum), un cacciatore ed ex-militare geneticamente modificato, arriva sulla Terra per rintracciarla, Jupiter comincia ad intravedere il destino che le è stato prospettato: possiede infatti la firma genetica che la contrassegna come prossima, in linea di successione, di una straordinaria eredità che potrebbe alterare l’equilibrio dell’intero cosmo.
Le vicende di questa nuova “eletta”, eroina piuttosto immobile attorno alla cui figura accade davvero di tutto, toccano temi piuttosto sostanziosi come vita eterna, reincarnazione e lotta di classe, tanto per citarne alcuni. Da abili ideatori e miscelatori di mondi quali sono, i Wachowski confezionano il loro primo film in 3D pescando a piene mani dal cinema anni Ottanta e dalla fantascienza, cinematografica e letteraria, più o meno nota (Dune tra tutti, ma anche Brazil di Terry Gilliam). Come spesso accade nei loro lavori, il punto di forza è rappresentato dalle creazioni visive: la qualità di scenografie, costumi, effetti speciali e cura dei dettagli delle tante specie di esseri viventi che popolano la storia non è da discutere. Così come la forza immaginifica e visionaria dei mondi che ci vengono presentati e i tanti inseguimenti rocamboleschi.
Di contro, non mancano le forzature narrative, la troppa carne al fuoco e quel desiderio smodato di voler eccedere a ogni costo, caratteristica che da sempre contraddistingue il cinema Andy e Lana, nel bene e nel male. Mezz’ora in meno di durata e un po’ più di spessore ad alcuni personaggi avrebbero reso Jupiter ancora più godibile.
Voto 6,5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
L’estetica immaginifica e visionaria dei Wachowski colpisce ancora e conferma l’abilità e la coerenza artistica dei due fratelli.
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