Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Remake dell’omonimo horror cult del 1981 (dichiarato da Tarantino “il miglior splatter di tutti i tempi”), San Valentino di sangue torna in sala con in più la terza dimensione. Alla regia, il canadese Patrick Lussier, già visto alla prova con l’horror supernaturale White Noise. Tra i produttori esecutivi, per creare una certa continuità con la pellicola originale, figura John Dunning, già producer del film dell’81.
Al centro della vicenda, la tipica cittadina di provincia americana dove tutto sembra perfetto, non a caso si chiama Harmony. In realtà gli abitanti del luogo hanno gravi segreti da nascondere, la maggior parte dei quali si trova nelle miniere sottostanti.
Vi consigliamo di andare a vedere questo film a stomaco vuoto. E’ uno splatter in piena regola, con sangue ovunque e morti a bizzeffe. Come da tradizione, le vittime più frequenti sono donne, tutte bellissime e possibilmente nude. Ma veniamo al fattore più interessante del film, il 3D. Sicuramente di forte impatto emotivo e visivo, viene strumentalizzato per incutere paura e ribrezzo in chi guarda. La trama è scarna e sin troppo semplice, tuttavia il brivido è assicurato. Numerose le citazioni ad altre pellicole di genere anni Settanta-Ottanta, in un vero e proprio omaggio all’horror low budget che tanto ci hanno terrorizzato nonostante le due sole dimensioni.
Voto 5
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1 Comment
mah!!!
Non so voi, ma io sono rimasto abbastanza deluso da questo film.
In realtà più che dal film proprio dal 3d.
Gli occhialoni hanno pastiche troppo “economici” e fanno male alle orecchie e al naso.
Soprattutto però ho trovato che si perde il bello del cinema : lo schermo grande. Infatti gli occhiali fanno uno strano effetto “televisore” riducendo di molto la dimensione percepita dello schermo.
Inoltre, sicuramente per aumentare l’effetto di profondità, hanno usato moltissimo le reti. Proprio le reti. Quelle di ferro e messe in primissimo piano. Da un lato aumenta la profondità di campo ma dall’altro non si capisce un ca…o.
Le scene più dinamiche diventano una sorta di minestrone. Come se le tre dimensioni si intrecciassero.
L’unica cosa interessante è stata che, finalmente, mi hanno tolto la curiosità di vedere come sarebbe una scena porno ripresa in 3d. Moolto coinvolgente… se vi piacciono le trecce!!!