Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
“È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di una buona fortuna debba essere in cerca di moglie“.
Così inizia uno dei romanzi più celebri di tutti i tempi, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, la più graziosa, ironica e rivoluzionaria critica ai costumi dell’epoca e sull’emancipazione femminile che nell’Inghilterra del 1813 appariva come una ventata di aria fresca.
“È una verità universalmente riconosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di altro cervello“.
Così inizia invece un altro successo letterario, Orgoglio e pregiudizio e zombie, romanzo di Seth Grahame-Smith del 2009, versione fedelmente aggiornata della storia della Austen, che alla storia tradizionale delle sorelle Bennet, ha aggiunto un tocco gotico e orrorifico.
Il film, esattamente come il libro, segue la trama originale di Orgoglio e pregiudizio, riletta in chiave gotica, in cui l’Inghilterra dei primi dell’Ottocento è invasa da un’orda di terrificanti morti viventi. La giovane Elizabeth Bennet (Lily James) vive, con le sue quattro sorelle e i genitori, in una casa nella campagna di Meryton, nell’Hertfordshire. Le ragazze fin da bambine sono state addestrate dal padre (Charles Dance) a combattere, utilizzando differenti armi e apprendendo i segreti delle arti marziali, per essere pronte in ogni momento a contrastare l’invasione di zombie che minaccia l’intero paese. Come nel romanzo della Austen, la principale preoccupazione di Mrs. Bennet, però, non sono i morti viventi, ma il riuscire a trovare un marito alle sue figlie. Così tra boccoli e corsetti, cappellini e chiacchiere da salotto, si insinuano mostri, combattimenti e qualche momento splatter.
Ma davvero esiste un mondo in cui Jane Austen e gli zombie possono convivere? Sì e se si riesce a superare lo sconcerto iniziale e ci si lascia prendere dalla storia, non si può non pensare che Seth Grahame-Smith abbia avuto un’idea geniale nell’accostare due universi distanti anni luce l’uno dall’altro. E Burr Steers (autore di poche e dimenticabili cose tra cui 17 Again – Ritorno al liceo e Segui il tuo cuore, anche se come attore può vantarsi di aver avuto una particina in Pulp Fiction) si fa carico del fardello, trasportando sullo schermo questo curioso e insolito connubio con risultati tutto sommato gradevoli, supportati da un ritmo incalzante e da un cast azzeccato. Funzionano le cinque signorine Bennet, contraddistinte da umori, passioni e caratteri molto diversi, così come gli zombie dal bizzarro aplomb vittoriano (quelli di Romero sono ancora molto lontani). Senza stravolgere troppo il perfetto impianto narrativo che è alla base del romanzo, Steers vi inserisce i tasselli zombie scegliendo di non amalgamarli mai del tutto ma la mancata coesione tra Elizabeth & C. e i non morti, oltre ad essere una scelta stilistica ben precisa, è anche il maggior limite del film, con due storie parallele che convergono solo in una manciata di scene.
Le fedelissime al romanzo della Austen, però, possono stare tranquille: nonostante i morti viventi, la storia d’amore tra Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy (Sam Riley) c’è, così come quella tra sua sorella Jane (Bella Heathcote) e Mr. Bingley (Douglas Booth).
Voto 6
Per offrirti il miglior servizio possibile il sito utilizza i cookie. Proseguendo la navigazione, ci autorizzi a memorizzare ed accedere ai cookies di questo sito web. Leggi l'informativa
The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.
Leave a reply