Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Un bambino incustodito cade dalla finestra e muore, mentre i genitori lo avevano lasciato a se stesso per fare l’amore. La madre, un anno dopo, non è ancora riuscita a riprendersi dal trauma. E’ allora che il poco ortodosso marito, psicoterapeuta, decide bene di curarla in prima persona. E ancora meglio di portarla in mezzo a un bosco nel quale lei stessa aveva condotto le ricerche per la sua tesi sulla stregoneria. Che in quel bosco ci siano presenze infernali è un po’ troppo ovvio.
“Non faccio i film per il pubblico o per gli incassi. Li faccio per me”. L’affermazione che Von Trier ha regalato ai suoi fan durante l’ultimo festival di Cannes, dove è stato fischiato, è decisamente agé nella sua spacconeria. Verrebbe da dire che nessun regista fa i film per se stesso nel momento in cui li vende al pubblico, ma le tautologie non servono a nessuno. Piuttosto, Antichrist è sicuramente un film che Von Trier ha fatto per far discutere e inorridire il pubblico. Più nel dettaglio, questo film rientra nella schiera degli horror pretenziosi, quelli che solo teoricamente si vergognano del mero splatter e dei rumori improvvisi, guardando il genere un po’ dall’alto. Il fatto è che Antichrist è un film furbo, al quale è difficile perdonare lo snobismo, i tempi morti e la pressione ossessiva del tasto “shock”. Insomma, verrebbe quasi da dire che Von Trier avrebbe fatto bene a tenerlo (davvero) per sé.
Voto 5
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