Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Ci sono due filoni cinematografici piuttosto distinti tra loro che, negli ultimi anni, si sono fatti carico di rilanciare al cinema la figura del vampiro. Una più commerciale (dalla saga di Twilight a quella di Underworld, passando per Van Helsing) e l’altra decisamente più autoriale (i due Lasciami entrare, l’originale svedese diretto da Tomas Alfredson e il remake statunitense Let me in di Matt Reeves, così come lo splendido Only Lovers Left Alive di Jarmush). È in quest’ultimo filone che rientra di diritto A Girl Walks Home Alone at Night, opera prima della regista inglese di origini iraniane Ana Lily Amirpour, tratto da un suo corto del 2011, che con pochissimi mezzi, un bianco e nero da graphic novel e una storia tanto esile quanto romantica, è riuscita a riproporre in una chiave del tutto inedita una delle figure più abusate della letteratura fantastica.
Una vampira con il chador (Sheila Vand) si aggira sul suo skateboard in una città fantasma iraniana (in realtà è la periferia a sud di Los Angeles), Bad City, una moderna Sodoma, nutrendosi della variegata galleria di rifiuti umani che le capitano a tiro. Una notte, però, tra tossici, papponi e prostitute, incontra Arash (Arash Marandi), un ragazzo reduce da una festa in maschera travestito da Dracula. Lo porta a casa sua ma, quando arriva il momento di morderlo…
Presentato nel 2014 al Festival di Roma, A Girl Walks Home Alone at Night è un horror sui generis che ha tempi tutti suoi, forse un po’ troppo dilatati, in cui le citazioni e le dediche alle icone pop preferite dalla regista (il protagonista è vestito e pettinato come James Dean, ma c’è anche un omaggio affatto velato a Sophia Loren) regalano quell’elemento straniante che cattura e incuriosisce, rendendolo un prodotto diverso. I rimandi al cinema espressionista degli anni Venti, periodo in cui i primi vampiri hanno iniziato ad affacciarsi sul grande schermo, sono tantissimi, così come quelli alla pop culture anni Ottanta, al cinema di Jim Jarmush e alla Nouvelle Vague. In questa atmosfera ovattata, con personaggi assurdi e caratterizzati all’eccesso, il chador della protagonista (una carismatica Sheila Vand, predatrice silenziosa che in alcuni momenti ricorda il personaggio interpretato dalla Johansson in Under The Skin), con la sommità abbassata dietro la nuca, diventa un perfetto mantello da “Dracula” nelle lunghe inquadrature dense di atmosfera e di suggestioni, durante le quali si parla poco ma si vede (e si immagina) davvero molto.
Voto 6,5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Finalmente nelle sale l’horror indie di Ana Lily Amirpour con poco sangue e forti suggestioni.
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