Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Di film tratti da cortometraggi ce ne sono più di quanti non si immagini. Pensate a The Dirk Diggler Story, il corto girato nel 1988 da un Paul Thomas Anderson appena diciassettenne che, nove anni dopo divenne Boogie Nights. Oppure a Within the Woods, cortometraggio del 1978 realizzato in 8 mm da un Sam Raimi poco più che ragazzino, che grazie a quest’opera ottenne i finanziamenti per girare The Evil Dead (La Casa). E ancora District 9, pellicola d’esordio di Neill Blomkamp: prima di diventare film, è stato un emozionante cortometraggio di 9 minuti. O, per rimanere in ambito horror, il più recente La madre, film diretto da Andres Muschietti e prodotto da Guillermo del Toro, con Jessica Chastain protagonista: prima è stato un corto dal titolo Mamà.
Lights Out – Terrore nel buio va ad infittire questo filone, con un risultato finale che però non convince del tutto. Soprattutto se confrontato con il corto di origine che, in circa due minuti e mezzo, riusciva a infondere nello spettatore un senso di inquietudine tangibile e ancestrale, interamente basato sulla semplice associazione luce = bene e buio = male. Un mini horror fatto in casa, girato da David F. Sandberg e interpretato da sua moglie Lotta Losten che su YouTube ha superato i 12 milioni di visualizzazioni. Ma spesso ad allungare il brodo si rischia di perdere il sapore lungo la strada, ed è un po’ quello che accade al Lights Out lungometraggio.
Un dramma familiare irrisolto, una madre depressa (Maria Bello) con una figlia ribelle e darkettona che se n’è andata di casa (Teres Palmer) e un figlio più piccolo (Gabriel Bateman) di cui non sa prendersi cura. E poi, la presenza: la misteriosa e inquietante Diana!
In cabina di regia c’è sempre lo svedese David F. Sandberg, ma questa volta può contare sull’esperienza del produttore James Wan (Saw, The Conjuring) che, innamoratosi del corto, ha preso il giovane autore sotto la propria egida (tanto da avergli già fatto sottoscrivere un contratto per dirigere Annabelle 2 e un sequel di Lights Out). Tutto molto bello, ma mentre lo short film del 2013 rappresenta davvero qualcosa di nuovo, scavando a fondo nelle paure più ataviche di ciacuno di noi e continuando a lavorare anche e soprattutto dopo la visione, Lights Out – Terrore nel buio non riesce a mantenersi su quello stesso livello. Qualche spavento, un paio di buone trovate stilistiche e poco altro fanno cadere il film nel calderone degli horror estivi buoni giusto per qualche brivido fuori stagione.
Voto 5
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Nelle sale l’horror prodotto da James Wan nato da un inquietante cortometraggio di tre minuti.
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