MIA Market 2019: la quinta edizione sarà dal 16 al 20 ottobre
— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Scheda
(Id., Austra, UK 2016)
Regia: Werner Herzog
Con: Werner Herzog, Clive Oppenheimer, Tim White
Durata: 1 ora e 44 minuti
In oltre quarant’anni di attività e con una sessantina di film al suo attivo, Werner Herzog ci ha regalato immagini rare e preziose raccolte durante i suoi viaggi in ogni parte del mondo. Questa volta il poeta dell’estremo ci porta a guardare fin dentro le bocche infuocate della Terra. Con lui c’è il brillante vulcanologo inglese Clive Oppenheimer, autore del libro da cui Into the Inferno è tratto (Eruptions that Shook the World), oggi anche amico del regista di Grizzly Man e Fitzcarraldo, conosciuto nel 2007 mentre Herzog era in Antartide a girare Encounters at the End of the World.
Dato che parliamo pur sempre di un film di Herzog, non c’è da aspettarsi un prodotto à la National Geographic. Il regista tedesco i cui documentari hanno la peculiarità di svilupparsi non solo visivamente ma anche narrativamente (fortissima anche in Into the Inferno è l’esigenza del racconto assolta dallo stesso regista che, con il suo inconfondibile accento teutonico, ci accompagna come voce narrante) sembra infatti molto più interessato all’aspetto sociologico e divino legato ai vulcani, che non a quello prettamente geologico. Le credenze degli uomini che vivono alle loro pendici, il vincolo e la fascinazione che le popolazioni autoctone sviluppano con la montagna sputafuoco che sovrasta i loro villaggi: è questo che affascina Herzog, oltre all’egoismo minaccioso di questi noncuranti serbatoi di lava a cui non importa di niente e di nessuno e solo desiderosi di esplodere in tutta la loro spettacolare grandiosità.
Dal monte Erebus in Antartide passando per l’Indonesia e l’Etiopia, Into the Inferno è sì un viaggio estremo e tra i vulcani attivi del mondo, ma diventa pian piano anche uno specchio pronto a riflettere livelli di realtà lontanissimi da noi (esemplare, da questo punto di vista, la parte girata in Corea del Nord, con il Monte Paektu legato a doppio filo all’ascesa al potere di Kim Jong-il, Supremo Leader della Repubblica Popolare Democratica di Corea). Muovendosi costantemente tra scienza e mitologia, il film è anche una presa di coscienza della realtà, una visione sublime e partecipe durante la quale la poetica di Herzog raggiunge un livello di pienezza sempre più ammaliante.
Voto 7,5
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