Moglie e marito

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Tutto accadde un venerdì, Tale padre tale figlio, 30 anni in un secondo e 17 Again – Ritorno al liceo sono solo alcuni dei titoli attraverso i quali il cinema americano di area leggera ha esplorato, nel corso degli ultimi quattro decenni, le svariate possibilità comiche dello scambio di corpo o, se vogliamo, della temporanea trasmigrazione delle anime da un corpo all’altro.
Addirittura lo scorso anno Kevin Spacey si è reso protagonista, con Una vita da gatto, anche di un pessimo esempio di scambio interspecie.
Questo per dire di come il filone, ormai da tempo, desse tutta l’impressione di avere ampiamente esaurito ogni sua ragion d’essere. Almeno oltreoceano.
E poiché intuizioni anche notevoli, una volta usurate, finiscono con il diventare per lo più schemi stanchi e risaputi, la notizia di un film italiano – l’ennesima commedia poi –  in cui un marito e una moglie in crisi (Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak) si ritrovano d’improvviso l’uno nei panni dell’altra non sortiva particolare stupore né, tanto meno, contribuiva ad alimentare chissà quali aspettative.



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Ma, sin dalle prime battute, l’esordiente Simone Godano dimostra di non avere alcun interesse per le dinamiche più farsesche che il materiale a disposizione pure gli consentirebbe e costruisce invece con Moglie e marito un piacevole meccanismo in cui abbiamo due attori in stato di grazia che non si limitano a esasperare, magari scimmiottandoli, pattern comportamentali dell’altro sesso, ma recitano ognuno il ruolo dell’altro esattamente come lo farebbe l’altro. In buona sostanza Favino interpreta la Smutniak e viceversa.
E se il primo è al solito straordinario nel suo generare pura commedia (dell’arte) in gesti anche minimi e si dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, davvero l’unico erede accreditato di una tradizione attoriale che sembrava estinta, la vera sorpresa del film è l’attrice polacca, per la prima volta utilizzata come reale significante comico e non solo come “moglie/fidanzata di”.
Su una base strutturale di tale livello, Godano ha la possibilità di lavorare di cesello a una storia che pur giocandosi a tratti la carta di certo umorismo grossier (vedi la scena, comunque assai divertente, delle mestruazioni) non dimentica mai la delicatezza dei tratti.

Si evince dal modo in cui inquadra i due coniugi in crisi, tra gli imbarazzi di lui e i silenzi accusatori di lei, ma in maniera ancora più netta nella sequenza forse più riuscita dell’intero film. Quella in cui, riavvicinati umanamente dal provare ognuno le emozioni dell’altro, Andrea e Sofia – questi i nomi dei due personaggi – si trovano a fare l’amore per la prima volta a ruoli invertiti.
Ecco che un momento che potrebbe facilmente sconfinare nella macchietta triviale diventa l’inaspettata chiave di volta di un’opera prima che, sebbene abbia i piedi ben saldi in certi luoghi comuni a tema “guerra dei sessi”, con lo sguardo arriva altrove, fino a lambire una sophisticated comedy che predilige la situazione alla battuta, anche a costo di rinunciare a qualche risata.
Merito di una sceneggiatura ben scritta (opera della giovane Giulia Steigerwalt) e di un notevole lavoro sugli attori, non solo quelli protagonisti, che garantisce al risultato finale una coralità inaspettata. Basti pensare all’ottimo Valerio Aprea che, lavorando di sponda, si smarca agilmente dal ruolo di semplice spalla comica di Favino fino a diventare motore di alcune delle scene più comiche di tutto il film.
Ora, sia chiaro, Moglie e marito è ben lungi dall’essere il capolavoro che risolleverà le sorti della commedia tricolore ma, se non altro, ha il merito di provare ad alzare un po’ l’asticella.
Speriamo solo che il pubblico se ne accorga.

Voto 6,5

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Fabio Giusti

Da sempre convinto che, durante la proiezione di un film, nulla di brutto possa accadere, ha un passato da sceneggiatore, copywriter e altre prescindibili attività. A parte vedere film fa ben poco.

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