Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Berlino, 1989. Alla vigilia del crollo del muro e sullo sfondo del cambiamento nelle alleanze tra superpotenze, si muove la spia del MI6 Lorraine Broughton (Charlize Theron). La vediamo per la prima volta all’interno di una stanza per interrogatori, dove sta per raccontare al suo superiore (Toby Jones) e a un pezzo grosso della CIA (John Goodman) gli eventi iniziati dieci giorni prima che l’hanno condotta lì. La missione della donna è iniziata a Berlino Ovest dopo l’omicidio di un agente chiave e la scomparsa di una lista contenente i nomi e le posizioni di ogni asset dell’intelligence britannica. Al fine di trovarla, Lorraine deve incontrare David Percival (James McAvoy), un ex direttore dell’ufficio di Berlino che si è messo a vendere alcolici sul mercato nero e a organizzare rave party.
Pellicola discutibile, questo Atomica Bionda che in più di un’occasione dimostra di non sapere bene dove vuole andare a parare, ma una cosa è certa: Charlize Theron nei panni della spia tostissima, che dà botte da orbi (e le prende anche, dato che sul set si è rotta i denti durante una scena di lotta), seduce gli uomini e ama le donne, gira per una Berlino stanca e ingrigita in biancheria di pizzo e stivali cuissard e beve vodka ghiacciata illuminata dai neon, è uno spettacolo per gli occhi. Avvolta da un personaggio sopra le righe che, se da un lato ricorda la Sharon Stone di Basic Instinct, dall’altro strizza l’occhio a dive fascinose del passato (Marlene Dietrich e Greta Garbo tra tutte), l’attrice sfodera tutto il suo charme in un film che più che uno spy movie sembra un lungo videoclip tanto è ricco di elementi pop e glam.
Tratto dalla graphic novel The Coldest City di Kurt Johnstad e Sam Hart nonché esordio alla regia per lo stuntman David Leitch (già al lavoro sulla sua opera seconda, il sequel di Deadpool), Atomica bionda assembla non sempre al meglio musica e immagini in un continuum di dialoghi e scene di lotta (queste sì, il punto forte di tutta l’operazione) in cui la fisicità della Theron la fa da padrona. Gli altri personaggi fungono solo da contorno: la nuova prezzemolina di Hollywood Sofia Boutella dal fascino ambiguo e conturbante e James McAvoy, che si conferma una volta di più attore di grande tecnica, ingiustamente sacrificato in un ruolo che esiste solo in funzione dell’atomica Charlize.
Insomma, dimenticate le spy story seriose sul genere de La Talpa o Il ponte delle spie, perché i nuovi agenti segreti sono creature punk che vagano tra le rovine di un paese che ha la necessità di rinnegare il proprio passato nel momento esatto in cui è pronto a diventare altro, a suon di brani dei Cure e dei Duran Duran, dei Depeche Mode e di Bowie.
Voto 6
Giornalista freelance e blogger, un giorno le è venuta l'idea di aprire questo sito. Scrive di cinema e gossip e nel buio di una sala cinematografica si sente a casa.
Charlize Theron è la spia più glam che ci sia, nell’action firmato da David Leitch.
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