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— 2 giugno 2019Torna l’appuntamento per i leader dell’industria audiovisiva.
Qui la recensione del film.
E’ l’attore italiano del momento. Sorride, mentre gli viene consegnato il Premio Pasinetti (SNGCI) come miglior protagonista maschile per La doppia ora. Perugino di nascita, romano di adozione, Filippo Timi è arrivato al cinema dopo anni di gavetta in teatro. E si vede. Il suo ultimo libro, Peggio che diventare famoso, ha riscosso un ottimo successo. Poeta, pittore, romanziere, teatrante, autore,interprete di radiodrammi, affetto da una quasi totale cecità e da una forte balbuzie, quando va in scena le battute gli escono miracolosamente dalle labbra come le monetine da una slot machine. Nonostante tutto, Bellocchio l’ha voluto in Vincere, a interpretare il suo Mussolini. A Roma per presentare La doppia ora, opera prima di Giuseppe Capotondi, ci ha parlato del film insieme con gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, e del personaggio che interpreta, l’oscuro Guido.
Perché la scelta del genere noir? Perché semplicemente è di moda o forse rappresenta l’epoca di confusione in cui viviamo?
A. Fabbri e S. Sardo: Nasce dalla nostra passione per il noir, anche se possiamo dire che la storia è nata da sola, Ci è venuto spontaneo scriverla. Non abbiamo pensato a nessun genere in particolare in fase di script, ma solo a raccontare una storia.
Rampoldi: Questo è il momento del noir, è il genere adatto a fotografare la confusione… Non sono più i tempi da commedia alla Frank Capra!
Filippo Timi: Io, da attore, mi sono concentrato più che altro sul mio ruolo, non sul genere in sé. Mi sono preoccupato di osservare la storia dal punto di vista del mio personaggio. E poi per me non è una vicenda torbida, ma piuttosto normale. Vengo da un’esperienza di vita di provincia molto noir, noirissima! Ma comunque esiste una certa fascinazione al nero: quando guardi il film ti “auto-metti paura”, durante le riprese la suspence è diluita dai tempi di lavorazione, ma da spettatore ogni volta salto sulla sedia! Di fondo è una storia d’amore, anche se raccontata con le cadenze del noir, del thriller.
Non si sente forse ingabbiato in un “maledettissimo di genere”, interpretando sempre ruoli di tormentati e dannati? Dopotutto ha affrontato una scena di 13 secondi di orgasmo!
F.T.: A dire la verità, erano molti meno i secondi! Ma comunque è divertente per un attore, e invitante per un uomo! Comunque non mi sento ingabbiato perché è la mia fisicità – sono un bel manzetto, eh! – che mi ha portato a certi ruoli. Io mi sento dotato anche di un lato comico, o comunque più leggero e ironico… Un lato non molto nascosto, come vedete, ogni volta faccio il pagliaccio davanti ai giornalisti! E poi in questo ruolo in particolare ho dovuto impersonificare un uomo buono che non riesce ad aprirsi, a rivelare i propri sentimenti, non maledetto o tormentato, ma solo sofferente.
Le voci di un remake americano de La doppia ora, continuano a rincorrersi. Se si dovesse realizzare un remake americano, Filippo Timi chi vedrebbe al suo posto?
F.T.: Non saprei, alla fine è difficile trovare un manzotto umbro come me… Forse Joaquim Phoenix, si, lui! Lui fa il remake di questo film, e io faccio il remake di Two Lovers, ma la famiglia non è più ebrea, ma umbra!
Potrebbe essere il suo esordio all’estero, anche se si vocifera che stia già lavorando ad un progetto internazionale, il film con George Clooney girato in parte all’Aquila…
F.T.: Non posso dire nulla al riguardo, mi dispiace, sennò mi cacciano via! E poi davvero ne so poco o niente, non ho ancora effettivamente iniziato!
Pare si intitoli L’Americano…
F.T.: Ah sì? Pensa, nemmeno lo sapevo!
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La doppia ora | Movielicious