Noi
— 4 aprile 2019Jordan Peele confeziona un horror ricco di suggestioni che valica il genere e ci costringe a guardare in faccia il nostro peggior nemico. Noi stessi.
Qualsiasi cosa esca dal cilindro Pixar, ormai, è scevra da ogni pronostico. Sedersi davanti allo schermo e, in questo caso per la prima volta, indossare gli occhiali 3D davanti a un film di Lasseter e soci, è un’esperienza che non si sa mai dove porterà. E per quanto riguarda Up, che porta la firma dello stesso regista di Monsters & Co. (probabilmente il nostro film preferito dello studio), questo è vero più che mai: la pellicola ci regala in un colpo solo tutto quello che dovrebbe essere una vera storia di avventura, alzando le nostre poltrone da terra e portandoci fino alle Cascate del Paradiso.
E’ lì che Carl Fredricksen sogna di andare da sempre, insieme con sua moglie Ellie. I due hanno passato una vita intera a fianco, ma il sogno si spezza quando Carl, ormai settantottenne, rimane vedovo. Non solo: la sua casa, quella che sognava di portare fino in Sud America insieme con la moglie, sta per essere buttata giù per costruire un palazzo moderno. Carl, allora, fa qualcosa che ogni vecchietto innamorato farebbe: lega la casa a migliaia e migliaia di palloncini, e la trasforma in un velivolo che lo porterà fino a destinazione. Come in ogni film d’avventura che si rispetti, gli imprevisti stravolgono il già bizzarro piano di Carl: a partire da Russell, un ragazzino che si ritrova in casa di Fredricksen quando ha ormai preso il volo, per finire con le mille peripezie che i due si troveranno ad affrontare una volta arrivati (miracolosamente) in Sud America.
Up è probabilmente il film più emotivo ed emozionante di tutta la scuderia Pixar. Semplicemente, perché è il più schietto, il più genuinamente divertente. Lo studio abbandona qualsiasi forma di realismo per regalarci la più convincente sospensione di incredulità che si sia mai vista negli ultimi anni di cinema. Non solo: Docter e Peterson mettono in un frullatore Il Mago di Oz, Miyazaki, i Looney Tunes e innumerevoli citazioni per un risultato serratissimo. L’effetto è convincerci che sì, i film animati hanno ancora bisogno di cose che fanno “boing”, inseguimenti, cani che parlano e cattivi senza scrupoli.
Up è unico anche perché introduce il 3D per la prima volta nella storia della Pixar. Ma mentre gli esperimenti Dreamworks ci avevano tutto sommato fatto storcere il naso, Up convince appieno in quanto relega gli occhiali 3D a quello che dovrebbero essere: dei simpatici gadget, accessori geek divertenti ma non fondamentali. Nulla in questo film si piega al volere della terza dimensione fittizia, nessuna inquadratura è forzatamente in prospettiva per dare il meglio con gli occhiali e risultare inutile senza. Up può essere tranquillamente guardato in 2D, e la magia resterà intatta. Questo perché Up ha il pregio di potersi fregiare del titolo di capolavoro. Non una semplice abitudine né una mera conferma, per Pixar. Piuttosto, una continua sorpresa.
Voto 9
Appassionato di pop a trecentosessanta gradi, ama il cinema d'evasione, l'animazione e i film che non durino più di due ore.
Tutto è pronto per iniziare il viaggio. Casco, ok. Occhiali da aviatore, ok. Palloncini, ok. La recensione.
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